Sex Fantasy. L’intimità è una fregatura?

Sex Fantasy è la serie di minicomics che Sophia Foster-Dimino ha realizzato e pubblicato sul suo Tumblr tra il 2013 e il 2017, vendendone occasionalmente copie cartacee in forma di zines, durante le convention del settore. Un lavoro che le è valso innumerevoli Ignatz Award (i premi assegnati durante SPX, Small Press Expo): come miglior minicomic, miglior serie e artista più promettente dell’anno.

Nel 2017 questa serie è diventata un libro grazie all’intervento della leggendaria editor Annie Koyama – che ci aveva visto lungo e da tempo aveva chiesto a Sophia di poter fare un libro assieme. Koyama ha preso le storie e le ha raccolte in un volume che riesce a rimanere più possibile fedele al piccolo formato delle versioni originali (15x15cm circa), pur presentandosi con una foliazione assai ampia: 440 pagine, ciascuna con una singola vignetta per volta. A confermare la giustezza dell’operazione, tac, un altro Ignatz come miglior raccolta (2018).

A scanso di equivoci, Sex Fantasy è un libro assolutamente SFW (safe for work, potete leggerlo anche in metro senza timore o al parco giochi circondati dai bambini): salvo un paio di pagine in cui ci sono mani che si muovono dentro a mutande altrui o un frutto che viene privato della polpa a mani nude, questa raccolta non contiene infatti erotismo o scene di sesso esplicite. Sarebbe più corretto descrivere Sex Fantasy come una serie di riflessioni visive sulla complessità delle relazioni sentimentali contemporanee e il bisogno di intimità che pervade tutt* noi, indiscriminatamente.

In ciascuna delle storie Foster-Dimino si interroga sul come e sul perché le persone (compresa lei) ricercano l’intimità e la fiducia dell’altr*, sforzandosi di non perdere completamente la ragione e la salute mentale nel tentativo. Il suo passato da Google doodler si vede tutto: è esperta nella creazione di racconti evocativi che occupino poco spazio e poco tempo!

Il titolo abbraccia ogni capitolo in modo diverso. In ogni storia c’è una “fantasy” privata che il personaggio sta cercando di conciliare col mondo reale. “Sex” è un aspetto che sì, a volte si riferisce al sesso nel senso letterale del termine, ma più spesso intende una disperazione profonda non specifica, il contrasto tra identità mentale e identità fisica (un concetto che per me si intreccia col sesso).

– Sophia Foster-Dimino su Smashpages

I capitoli sono divisi in tre macro sezioni: i primi (1-3) sono come piccoli statement sui ruoli che interpretiamo nella vita quotidiana, per sentirci utili, desiderat*, realizzat*. A leggerli a voce alta par di fare slam poetry: “Trasporto la mia migliore amica in cima a una collina / Porto sempre nella mia borsa dei fazzoletti / Sistemo i cavi / Annaffio le piante / Risolvo il problema dello spazio vuoto / Ti riconosco da internet / Porto le borse pesanti per te / Posso fare 100 flessioni, posso fare il ponte, posso fare la verticale / Posso guardarti negli occhi mentre parliamo / Riporto una ferita alla testa / Posso prestarti una brugola / Posso medicarti / Posso tenerti al sicuro dai briganti / Ho una tecnica perfetta per le omelette / Conosco questa canzone”.

È un flusso di coscienza che prova a sviluppare brevi concetti con disegni semplici, fatti di sola linea nera; pura sperimentazione formale dell’autrice, che così predispone i lettori a creare tutto lo spazio e l’apertura mentale necessaria per poter assimilare le storie successive. Non sono solo le identità ad essere fluide qui (“Sono un uomo / Sono una donna / Sono Ranma”), anche il linguaggio lo è, nella misura in cui ci troviamo a chiederci se la prima persona che parla (“I”) possiamo essere noi, o se non siamo invece i destinatari del monologo che lei o altr* stanno trasmettendo.

I capitoli successivi (4-6) mantengono l’ambiguità, ma hanno una struttura più convenzionale, nel senso che ogni pagina-vignetta necessita di quella precedente e successiva per rafforzare il senso e i simboli che veicola. Preparatevi al #4 perché è una mazzata sui denti: mostra una ragazza mentre viene abbracciata alle spalle da un figura eterea che le sussurra all’orecchio cose terribili come “Hai notato che quando incontri qualcuno, il suo volto sfiorisce col passare dei mesi? Annoi le persone, l’hai notato?”;“Hai notato che amare qualcuno è come versare acqua in un pozzo?”. Che idiota! Ma è davvero un’altra persona a suggerirle questi pensieri o si tratta di una voce interiore che sta semplicemente cercando di farla sprofondare?

Il capitolo #5 è forse quello più queer della raccolta, e non solo perché racconta di due ragazze uscite a fare una scampagnata che ha tutta l’aria di essere un primo appuntamento (tensione, logorrea, imbarazzo e timidezza del caso ci sono tutte) ma anche perché è una storia sulla costruzione dell’identità che culmina nella trasformazione di una delle due amanti in uccello: “Non sapevo potessi farlo”, esclama l’altra mentre abbracciate spiccano il volo; “Ahah, beh ora sai una cosa in più di me.” Bastano poche pagine per mettere in dubbio tutti i limiti del binarismo sessuale e di genere.

La terza parte (7-9), disegnata negli anni più recenti, si apre con una fotografia in bianco e nero, sgranata, che par direttamente uscita dalla fotocopiatrice: ritrae la Foster-Dimino con l’ex marito, l’illustratore Roman Muradov in vacanza alle Hawaii. Siamo dentro l’autobiografia adesso, e l’autrice non poteva trovare modo più chiaro per farcelo capire. La foto però è spezzata a metà, i due visi in primo piano sono separati dalla rilegatura del libro; a meno di non strappare delle pagine, è impossibile avere un quadro completo di questo scatto. Cosa è successo a queste due persone, cosa le ha allontanate? Torna il tema della reciprocità e dello scambio equo di sentimenti, anticipato dalla storia del pozzo della prima sezione e da quella delle lezioni di galateo al dining della seconda: è davvero l’amore una questione di dare-e-avere? Può sopravvivere a se stesso se la passione è a senso unico?

Il tono delle storie alterna malinconia a momenti più cupi e oscuri, dolcezza a gag più spassose. Nei fumetti in bianco e nero di Sophia Foster-Dimino, semplici, quasi formalisti, con corpi costruiti tramite forme geometriche e linee nette c’è un mondo, e no, non è di facile approccio. In mezzo ai fan e ai premi, ci sono anche persone che valutano Sex Fantasy come scarso, inconcludente, una perdita di tempo (grazie blogosfera per l’hype e le belle recensioni inutili, ma noi volevamo il porno!).

Il mio parere è che la mancanza di eros non sminuisca assolutamente il valore concettuale del libro, che anzi riesce ad essere all’altezza delle aspettative che un titolo del genere poteva evocare. È un libro molto personale, che finisce in fretta ma rimane addosso per giorni, e quasi magico perché pare cambiare ad ogni rilettura… Lo dovrebbe leggere chi non ha paura di confrontarsi con parti oscure della propria mente e del proprio cuore, chi ha ferite da guarire e vuole sentirsi meno sol*, chi ama, ha amato o desidera follemente imparare ad amare.


Titoli di coda:

Nei suo banchetto alle convention ora vende copie di Fuck Reality, un’altra zine che prova a dare risposta ai quesiti portati avanti da Sex Fantasy – e che diversamente da SF contiene un maggior numero di disegni riferiti al sesso e alla sessualità. Non sono previste vendite online o pubblicazioni via Tumblr, perché l’autrice stessa ha deciso che quello è “materiale da convention”, che le serve per riempire il banchetto e mantenere uno spazio per sperimentare, mentre porta avanti i suoi lavori più tradizionali (nel futuro pubblicherà una storia di 60 pagine e un’altra di 30, per due piccoli editori).

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