Woman World. Vivere in un mondo senza maschi
In letteratura, immaginare di vivere in un mondo senza maschi non è un esercizio recente. Negli anni Settanta le riviste pulp proliferavano di storie fantascientifiche sull’estinzione di massa e questo aveva dato alle autrici – ad esempio Alice Sheldon di Houston, Houston ci sentite? – la possibilità di scriverne senza provocare l’ira dei loro lettori. Dopotutto questi mondi mono-genere erano congetture astratte, esercizi poetici interplanetari – di certo non rimproveri o rivedicazioni terrene come quelle di (gasp!) Valerie Solanas.
Nemmeno tra i fumetti si tratta di una novità – viene in mente subito Y, l’ultimo uomo sulla terra (2002) di Brian K. Vaughan e Pia Guerra – eppure questo tema periodicamente viene rispolverato. L’ultima a farlo in questo senso è stata l’animatrice indo-canadese Aminder Dhaliwal. Nota per il suo spiccato senso dell’umorismo e un vivace stile di disegno, ha ripreso questo “What if” e ci ha costruito sopra un webcomic, che Drawn & Quarterly ha raccolto nel volume Woman World nel 2018. Nella sua storia, la causa dell’estinzione del genere maschile è una malattia genetica che nessuno è in grado di curare. Accanto ai devastanti effetti del cambiamento climatico, questo fenomeno contribuisce al declino della società così come la conosciamo e all’ascesa di un mondo popolato solo da donne.
Il risultato è un fumetto sorprendentemente in equilibrio tra ilarità e gravitas, incentrato sulla vita di una colonia di sopravvissute, concentrate a capire come muoversi in questa nuova versione del mondo piuttosto che a cercare di conquistare qualcosa o combattere per le risorse. “I wanted a slice-of-life approach to a big scary idea”, ha dichiarato in proposito l’autrice, residente a Los Angeles, intervistata da Hollywood Reporter.
La prima cosa che salta all’occhio è la varietà di soggetti che popolano la colonia. Si tratta di donne con età, identità, corpi, gusti sessuali e abilità diverse. C’è un medico senza seno, una ragazza con una gamba protesica; una sindaca nudista, una nonna trans. Pochissime ricordano un’epoca in cui esistevano gli uomini e, dal momento che si sono estinti da tempo, pochissime ricordano un mondo dominato da loro. Ne consegue che molte di loro non danno peso all’assenza dei maschi, mentre altre trovano il fatto particolarmente curioso e decidono di indagarci sopra. Per esempio la giovane Emiko, che è felicissima di trovare tra le rovine della città un’antica copia in DVD de Il Poliziotto al supermercato (nell’originale: Paul Blart: Mall Cop). Lo considera una reliquia, la rappresentazione di ciò che poteva essere stato il genere maschile… una baffuta guardia giurata da centro commerciale.
C’è un’assenza pressoché totale di conflitto. Le donne costruiscono i propri ospedali, si prendono cura della salute mentale delle compagne, valutano se ha senso rimanere incinte con l’inseminazione in vitro. Il tono dell’opera è divertito, scherzoso, lontano dal risentimento o dalla rabbia che potrebbe far intendere la sua premessa post-apocalittica. “I thought creating a comic in which men have gone extinct was exactly what internet misogynists would expect a feminazi to do. So within that construct, I wanted to focus on the love and sweetness of the world”.
Lasciando alle spalle le tensioni, il fumetto è libero di concentrarsi sull’esplorazione dei rapporti romantici, amichevoli, familiari e politici tra le sopravvissute. Questo utilizzando gag e tonnellate di espressioni facciali che rieccheggiano le grandi penne di Kate Beaton e Noelle Stevenson.
Tra gli scambi più riusciti, spiccano i botta-risposta intragenerazionali tra l’anziana Ulaana e la nipotina sopracitata Emiko; il triangolo amoroso tra le tween Lara, Layla e Ina (le prime fanno coppia, la terza si strugge scrivendo poesie per inserirsi); le riflessioni amministrative à la The Office tra Gaia, la sindaca nuda, e la collaboratrice Uma. Il “mondo delle donne” di Aminder Dhaliwal insomma si sente tutto sommato ottimista, idiota e gioioso perché può permetterselo, quando non c’è nessuno a dire alle donne come dovrebbero o non dovrebbero essere.
L’idea per Women World è venuta all’autrice dopo la Women’s March del 2017 (avvenuta il giorno successivo all’insediamento di Trump come Presidente) durante la quale aveva visto spopolare il cartello “The Future is Female”. Iniziò così ad immaginare un mondo in cui gli uomini fossero estinti e le donne stessero lottando per imparare di nuovo a parlare, ora che non venivano più interrotte costantemente. Propose uno sketch alle sue amiche, per sapere se aveva senso proseguire. Come si può vedere nell’ultima pagina del volume, dov’è riprodotto uno screenshot della chat in cui aveva esposto l’idea, i loro feedback furono più che entusiasti (“Lol yessss” e “Lmao Aminder”).
La sua natura di fumetto nato sui social lo rende fruibile in maniera anche non lineare. La cronologia è solo accennata: un buon numero di pagine potrebbe essere letto a caso e in disordine. Ciò che forse ha risentito della trasposizione su carta e del passaggio del tempo sono i riferimenti massivi a Beyoncé – che d’altra parte in quel periodo stava vivendo una grande popolarità. Sulla bandiera della colonia svettano le cosce di Bey e ciclicamente ritornano riferimenti al suo corpo-talismano nelle interazioni tra personaggi, ma si tratta delle battute meno efficaci dell’insieme.
Naturalmente, trattandosi di un’opera nata da una premessa post-apocalittica, include elementi profondamente inquietanti ma che privati di contesto (cioè degli uomini che possano giustificarli) diventano profondamente divertenti e filosofici. In una sequenza, le ragazze si imbattono in manoscritti dedicati ai “grandi” del passato e non trovano citata nemmeno una donna: non avendo gli estremi per definire la cosa come sessista, o interlocutori maschi con cui infuriarsi, soprassiedono pensando si tratti di un caso. E ad ogni modo, loro adesso non conoscono che “grandi donne”. In un’altra, arriva dalla Capitale una missiva dove si dice che è finita la riserva di spermatozoi dei donatori di nome Maximilian, ma la scena risolve in un gioco di parole. Woman World è naturalmente una provocazione. Invece che concentrarsi sui tropi esagerati di ciò che accade quando il pianeta è composto interamente di donne, dà spazio ad umorismo e caratterizzazione.
Nel futuro di Dhaliwal esistono amiche e familiari premurose, non si commettono crimini, al massimo ci si lascia scappare qualche occasionale debolezza. L’autrice non pretende che questo sia un ritratto realistico dell’umanità; vuole solo offrirci una risata in un periodo particolarmente buio e angosciante. Nel fumetto, come nella vita reale, c’è sempre la sensazione che la fine incomba e nessuno sia abbastanza sicuro di cosa accadrà quando le scorte finiranno. Nel frattempo, però, perché non concentrarsi sulle opportunità per farsi una risata?
Note:
• Aminder Dhaliwal (classe 1988) ha iniziato la sua carriera professionale a Nickelodeon e dopo qualche anno è approdata a Disney. Ora lavora come animatrice per gli studi Sony, in California. Disegna fumetti nel tempo libero.
• Il libro è per il 90% in bianco e nero. Questo perché l’autrice ha una (de)formazione da storyboarder ed è abituata a lavorare senza colore. The only time I will use colour is for emphasis or clarity. Le pagine di introduzione e chiusura le ha colorate suo marito, Nikolas. Ilic.
• Nel 2021 uscirà il suo nuovo (secondo!) fumetto, Cyclopedia Exotica. Come Woman World era stato serializzato sui social dell’autrice prima di essere messo sotto contratto da Drawn & Quarterly. Si può ancora leggere su Instagram.